Archivio | aprile, 2012

“Little boy blue” di Edward Bunker

25 Apr

In onda Mercoledì 25 aprile alle ore 18 – e in replica Lunedì 30 aprile  alle ore 13 –  su Radio San Donà 102.200, Overbooking!

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A distanza di tempo, torniamo ad occuparci di Edward Bunker: questa volta tocca al suo romanzo quasi autobiografico, “Little boy blue”, in cui racconta la sua infanzia passata pressoché interamente in carcere.

  • Titolo: Little boy blue
  • Autore:Edward Bunker
  • Editore: Einaudi
  • Anno di Pubblicazione: 2003

Trama

Il protagonista è l’intelligente ma collerico Alex Hammond che a undici anni (durante laSeconda guerra mondiale) vive a Los Angeles solo con il padre Clem. Molti sono gli istituti dello stato della California e le famiglie affidatarie che lo hanno ospitato durante la fanciullezza, Alex è sempre scappato ed ora si ritrova in una casa di recupero, la Valley Home for Boys dove incolpevolmente (quasi) viene accusato di un furtarello. Le dure condizioni di vita e la rivalità violenta degli altri giovani reclusi lo spingono a fuggire e a mettersi sempre più nei guai dopo un furto in cui ha sparato al gestore di un emporio. Durante le ricerche del piccolo fuggitivo il padre morirà in un incidente d’auto lasciando completamente solo Alex; gli istituti e gli ospedali psichiatrici che lo ospitano si fanno sempre più duri, le differenze razziali si evidenziano e le prevaricazioni lo costringono a reagire in maniera sempre più violenta. La voglia di libertà, le amicizie sbagliate e le necessità di una vita sbandata trasformano Alex in un vero criminale che vive di rapine e spaccio tra un’evasione e l’altra. L’ultima speranza sembra essere la comparsa di una zia disposta ad accoglierlo, ma anche questa opportunità verrà bruciata dall’ira contro la società dell’ormai sedicenne Alex.

[Wikipedia]

Digressione

“I terribili segreti di Maxwell Sim” di Jonathan Coe

18 Apr

In onda Mercoledì 18 aprile alle ore 18 – e in replica Lunedì 23 aprile  alle ore 13 –  su Radio San Donà 102.200, Overbooking!

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Alvise presenta uno dei suo autori preferiti, Jonathan Coe, e il suo “I terribili segreti di Maxwell Sim”.

  • Titolo: I terribili segreti di Maxwell Sim
  • Autore: Jonathan Coe
  • Editore: Feltrinelli
  • Anno di Pubblicazione: 2010

Recensione

Image363 pagine scritte fitte per un romanzo “vero”, per lo meno parlando di dimensioni. Eppure quando ne iniziamo la lettura ci sembra impossibile che la storia potrà svilupparsi, esondare, lievitare in questo modo. Il protagonista è un uomo così normale, la sua esistenza sembra così banale, i suoi rapporti con il mondo così comuni, il suo lavoro così privo di originalità…
È stato un ragazzo con qualche ambizione, ma ora è un uomo che si racconta disincantato. Ricorda il conterraneo Nowhere Man di beatlesiana memoria:

He’s a real Nowhere Man,
Sitting in his Nowhere Land,
Making all his nowhere plans for nobody.
Doesn’t have a point of view,
Knows not where he’s going to,
Isn’t he a bit like you and me?

Ma, come sempre accade nei romanzi di Coe, dietro la banalità si nasconde ben altro. Ed è la vita. Guardando dentro le esistenze più piatte e comuni c’è sempre qualcosa di eccezionale da trovare. E ogni esistenza è fatta di situazioni speciali, di combinazioni, di incontri, di fatalità che la indirizzano in una direzione piuttosto che in un’altra.
Come sempre accade nei romanzi di Coe, c’è anche molto sarcasmo in ciò che racconta. 
Quando Maxwell Sim – un tipo anche ironico ma molto solo, appena separato dalla moglie Caroline, incapace di avere un dialogo con la figlia Lucy, con problemi lavorativi – cerca di comunicare col mondo (dopo essersi accorto della sua solitudine spaventosa e del suo abisso umano e sentimentale osservando una madre e una figlia sedute al tavolo di un ristorante che con grande confidenza conversano) lo fa attraverso il dialogo, o meglio, il monologo, con un passeggero sconosciuto seduto vicino a lui in un volo aereo di ritorno dall’Australia, che viene stroncato da un infarto prima di uno scalo intermedio a Singapore. La tragedia porta con sé anche un bene, perché proprio grazie a questa morte improvvisa Sim avrà accanto a sé nell’altra tratta del volo una ragazza interessante, Poppy, che dopo il lungo viaggio gli lascia anche il numero di telefono per ricontattarla. Peccato che un ragazzo gli rubi il cellulare al parco e… addio Poppy. Non parliamo poi del lavoro, con quella rappresentanza di spazzolini da denti ecologici e innovativi che accetta, o del rapporto con la moglie separata che contatta nascondendosi dietro una falsa identità femminile che utilizza per dialogare con lei on-line.

Prosegue così la quotidianità di Maxwell, mentre la spietata analisi di Coe della sua (nostra) esistenza scava nel profondo, ferisce, quasi annienta sia lui che noi che ci troviamo riflessi nella sua immagine.
Sino alla fine, quando è lo stesso scrittore a entrare nella storia e a raccontarci com’è nata e perché per Maxwell, che sembra aver sciolto quasi tutti i nodi irrisolti della sua esistenza, non ci sarà futuro…

[Wuz.it]

“Trilogia della città di K” di Kristof Agota

11 Apr

In onda Mercoledì 11 aprile alle ore 18 – e in replica Lunedì 16 aprile  alle ore 13 –  su Radio San Donà 102.200, Overbooking!

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In studio un graditissimo ospite, e sodale di Radio San Donà, Mattia Peretti! Il giovane virgulto dialogherà con Alvise intorno a uno dei suoi libri preferiti, la “Trilogia della città di K”.

  • Titolo: Trilogia della città di K
  • Autore: Kristof Agota
  • Editore: Einaudi
  • Anno di Pubblicazione: 2005

Recensione

La recensione di oggi è dedicata a un romanzo che ha avuto molto successo negli ultimi anni, Italia compresa.
Anche se, per essere precisi, non si tratta di un romanzo unico, ma di una trilogia, come recita il nome stesso: parlo della Trilogia della città di K, scritto da Agota Kristof.

Agota Kristof è una scrittrice ungherese naturalizzata svizzera, che ha molto colpito l’immaginario letterario nella seconda parte degli anni 80 col suo primo libro, che per l’appunto è stato l’apripista di tale trilogia, ossia Il grande quaderno.

Negli anni successivi sono arrivati poi La prova e La menzogna, fino alla definitiva Trilogia della città di K.

La città di K sarebbe una città non meglio identificata di uno stato non ben definito, colpito dalla guerra e dalla povertà e vicino a una zona “libera”, anch’essa mai citata.
Considerando le origini della Kristof, tuttavia, è facile intuire che si tratti dell’Ungheria e dello scontro tra influenza sovietica e occidentale.

La Trilogia della città di K ha lasciato il segno per diversi elementi, tre soprattutto.

1. La struttura narrativa della trilogia, che in sostanza riporta gli stessi eventi, e spesso gli stessi personaggi, da differenti (molto differenti, come si vedrà) punti di vista.

2. Lo stile narrativo, scarno, essenziale e di un’efficacia disarmante.

3. La riflessione, triste e sconsolata, sull’animo umano e sulle vicende della vita, specialmente della vita difficile derivante dalla guerra e dalla povertà.

Ne Il grande quaderno si presentano i due personaggi principali, due gemelli che, per motivi contingenti legati al conflitto bellico, vengono lasciati dalla loro madre alla nonna, una vecchia antipatica e scorbutica.
I due, i cui nomi in questo libro non sono mai menzionati e che di fatto sono talmente uniti e in sintonia da essere intercambiabili, colpiscono immediatamente il lettore per la loro genialità e il loro cinismo.
Essi, in particolare, si segnalano per le accurate strategie e prove di sopravvivenza.

Ne La prova, i due gemelli si auto sottopongono alla prova più dura: la loro separazione.
Lucas (stavolta i nomi propri vengono usati) rimane, mentre Klaus va nel mondo “libero”, attraversando la frontiera.

Ne La menzogna, infine, si assiste a un quasi completo ribaltamento di quanto finora detto e dato per assodato, con la distorsione che è assai profonda e dura.

Nel frattempo, si sono visti molti personaggi, da Victor a Labbro leporino, da Mathias a Clara, molti dei quali veramente ben caratterizzati.

In definitiva, la Trilogia della città di K di Agota Kristof si distingue per molti punti, ed è certamente un buon libro, anche se mi rimane l’impressione che, per molti aspetti, sia un libro furbo, scritto ad hoc per suscitare certe reazioni di scandalo o di pathos.

Notevoli, in ogni caso, struttura narrativa e semplicità di stile, nonché l’esemplificazione di come verità e menzogna possano essere unite e interconnesse in modo quasi inestricabile.

Storia molto triste dal punto di vista emotivo, che probabilmente non piacerà a chi dalla letteratura vuole divertimento e passione.

Fosco Del Nero [www.librieromanzi.blogspot.it]

“Vita di Galileo” di Bertold Brecht

4 Apr

n onda Mercoledì 4 aprile alle ore 18 – e in replica Lunedì 9 aprile  alle ore 13 –  su Radio San Donà 102.200, Overbooking!

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Abbiamo come ospite in studio la prof.ssa Lucia Tracanzan, che ci parlerà di uno dei capolavori di Bertold Brecht, “Vita di Galileo”, analizzandolo da varie angolature e facendone cogliere la grandissima attualità!

  • Titolo: Vita di Galileo
  • Autore: Bertold Brecht
  • Editore: Einaudi
  • Anno di Pubblicazione: 2005

Sinossi

L’opera teatrale non intende raccontare la vita di Galileo per intero, Brecht si concentra solo sull’operato scientifico dello scienziato italiano, tralasciando tutta l’infanzia del protagonista. Il racconto inizia quando lo scienziato è ormai adulto, noto e rispettato.

Galileo si trova a Padova, dove insegna matematica presso l’università. Qui inizia a compiere i suoi studi a sostegno della teoria copernicana , contro il sistema aristotelico. La Repubblica Veneta era infatti l’unico stato italiano in cui l’Inquisizione romana non avesse potere, permettendo così agli studiosi che vi risiedevano di svolgere i propri studi con una certa libertà. Insegna le sue scoperte a un giovane discepolo, Andrea Sarti, e impartisce lezioni private di matematica a Ludovico Marsili, giovane di ricca famiglia. Per necessità economiche, Galileo trae spunto dalle scoperte olandesi per realizzare un cannocchiale e presentarlo alla Repubblica di Venezia. Grazie ad esso ,Galileo individua nuove prove a favore della tesi copernicana. Nonostante il suo amico Sagredo lo ammonisca sui rischi di tali scoperte, Galileo decide di continuare gli studi, affermando la sua fede nella ragione umana.

Lo scienziato però si trova in difficoltà economiche, che gli impediscono di dedicarsi liberamente alle sue ricerche. Per questo decide, nonostante le libertà offerte dalla Repubblica, di trasferirsi a Firenze.

Qui invita il giovane principe Cosimo de’ Medici ad osservare le scoperte da lui fatte attraverso il telescopio. Durante l’incontro però nasce un’ accesa disputa scientifica tra Galileo, un matematico e un filosofo, che si rifiutano di guardare attraverso il cannocchiale.

Nemmeno la peste riesce a distogliere Galileo dai suoi studi. Lo scienziato potrebbe fuggire, ma decide di restare a Firenze per continuare i suoi studi, seguito dalla sua governante, la signora Sarti.

Intanto le nuove scoperte di Galileo riguardo agli astri vengono approvate anche dalla Chiesa, grazie al favore del grande astronomo Cristoforo Clavio, nonostante l’indignazione di molti ecclesiastici. Tuttavia le tesi di Copernico vengono ufficialmente poste all’Indice dalla Chiesa, e per questo, durante un ricevimento, Galileo viene invitato da due cardinali a non proseguire i suoi studi sul cielo.

Galileo discute poi con un monaco se sia opportuno o meno rivelare le sue nuove verità. Il monaco sostiene che sia opportuno talvolta nascondere la verità , pur di non turbare le coscienze della gente, mentre Galileo sostiene che sia sempre necessario rivelare la verità, perchè essa rende veramente libero l’uomo.

Lo studioso, dopo il colloquio con i cardinali, decide di sospendere per otto anni gli studi sul cielo, dedicandosi alla fisica. Tuttavia, quando viene eletto papa il cardinale Barberini, uomo di scienza, Galileo decide di riprendre i suoi studi scientifici, sicuro che il nuovo papa sarà più transigente nei suoi confronti. Dedicandosi nuovamente alle sue attività scientifiche, già proibite dalla Chiesa, rende così impossibili le nozze di sua figlia.

Le tesi di Galileo si diffondono per l’Italia, diventando oggetto di testi satirici. Nonostante le resistenze opposte dal nuovo Papa, l’Inquisizione convoca Galileo ed egli, davanti agli strumenti di tortura, abiura tutte le sue tesi. Viene considerato dai suoi discepoli un traditore, e allontanato.

Trascorre gli ultimi anni di vita agli arresti in una casa sorvegliata dall’Inquisizione, ma riesce tuttavia a terminare di nascosto i Discorsi, un trattato di fisica. Consegna l’opera ad Andrea, suo fedele discepolo, che la porterà in Olanda, dove potrà essere stampata. Galileo compie una autoaccusa, incolpandosi di non aver sostenuto la verità fino in fondo, unico mezzo per ottenere la vera libertà.